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Cucina Pugliese: Estate in Puglia - La mala sorte du pulpe bàrese

Buongiorno a tutti miei cari e ben ritrovati al nuovo appuntamento della rubrica regionale L'Italia nel piatto!

Ormai siamo già in piena estate e questo mese il tema è...diciamo un po' libero e spazia tra ricetta tipica estiva oppure post descrittivo turistico-ricettivo-artistico riguardo luoghi, feste, ristoranti, sagre ecc. o ancora post di racconti (libro-scrittore della propria regione...insomma vi racconteremo l'estate della propria regione!

Questa rubrica riprenderà a settembre dopo la pausa estiva di Agosto e intanto ....AUGURO A TUTTI VOI....BUONE VACANZEEEEEEEE!!!


Qui da me....Estate in Puglia  con La mala sorte du pulpe bàrese ( La malasorte del polpo barese)








Il polpo...grande protagonista della cucina barese...fa parte d'Uccrude (il crudo di mare) cioè antipasto, o qualcosa di più; è veramente tutto per il pugliese della costa e soprattutto per il barese....un antipasto davvero speciale!

I "pulperizze" sono piccoli polpi ripetutamente sbattuti e arricciati, teneri e croccanti che, se fanno in tempo ad arrivare in tavola, vengono serviti così nudi e crudi in coppe di ghiaccio senza alcun condimento...ecco ora ho già l'acquolina in bocca...ne mangerei a volontà! E quando andiamo a pesca di polpi con il gommone...e che ve lo dico a fare...i polpi piccoli di certo non arrivano a casa, li sbattiamo e li arricciamo sugli scogli  e gustati crudi in riva al mare...!!!
Il polpo è il mollusco tipico del mio paese Mola di Bari e proprio in Agosto il lungomare ospita una grande sagra del polpo!!!

Ed ora gustatevi questa simpatica poesia di Vito Bellomo:


La malasort du pulp bares (La malasorte del polpo barese)

La malasort du pulp bares
‘Mmènz a tutt l’anmàl ca stònn o’mùnn
stè iùn ca ind a’mmàr, a’ffùnn a’ffùnn,
pass la vita sò jìnd a nu mod stran,
dìscjn ca iè fess e ca mà advent’anziàn.....
......U pulp!Tìnr d’cor, d’la plòs iè‘nnamràt
e stu fatt, sop alla terr, tant s’ha sputtanàt,
ca p’pizzcàu non gj’vol tand’esperiènz,
avàst nu spag, nu stezz d’plòs e la pascènz.
La chèdd du pulp,allòr, iè na vit’amàr,
ma u’chiù sfrtnàt iè cudd ca nàscj a Bbàr:
la vita so, iè normàl, all’ald vànn d’la tèrr,
ma ddò p’jìdd iè na traggèdj, iè pèscj d'na uèrr.
Appèn ven pizzcàt, accòm ved la prima lùscj,
all’anvàm nu muèzzc’ngàp, angòr s’n’fùscj;
e minz stirdsciùt, pu dlòr e pu scjkànd,
ind a’nnudd s’send’trà tutt l’malàndr.
Non fàscj’attìmb a pnzà: ”Ma cuss iè mmàtt?”...
Ca u’Barès u’auànd e u’accmmènz a sbatt
k’tutt la forz e l’nirv sop all chiangùn,
l’cirr s’arrzzèscjn e ièss tanda scjkùm.
La tortùr non ha frnùt, u Barès insìst
e fort scduèscj u’pulp ind o’canìstr:
cert, p’tutt esìst la nascìt, la vit e la mort,
ma chedd du pulp barès iè na vera malasòrt!

Traduzione in italiano

La malasorte del polpo barese
Fra tutti gli animali che esistono al mondo
ce n'è uno che, nel mare più profondo,
vive la sua vita in un modo strano,
dicono sia un ingenuo e che mai diventi anziano.
.....Il polpo, tenero di cuore, è,del gambero, innamorato
e sulla terra, questo, è tanto noto,
che, per pescarlo, non occorre tanta esperienza:
basta uno spago, un pezzo di gambero e la pazienza.
Quella del polpo è, allora, una vita amara,
ma il più sfortunato è quello che nasce a Bari:
la sua vita è normale, nel resto della terra,
ma qui,per lui, è peggio di una guerra!
Appena viene pescato e vede la prima luce,
subito un morso in testa, perchè non scivoli via;
e, mezzo stordito dal dolore e dallo spavento,
in un attimo si sente già svuotare il ventre.
Non ce la fa più e pensa:-Ma questo è matto!-
Ma il Barese lo afferra e comincia a sbatterlo
con tutta la forza e i nervi sugli scogli,
i tentacoli si arricciano e fanno tanta schiuma.
La tortura non è finita, il Barese insiste,
e con forza muove il polpo dentro un cesto;
certo,per tutti esistono la nascita, la vita e la morte,
ma quella del polpo barese è una vera malasorte!
Vito Bellomo

Mettetevi comodi...ancora qualche notizia su questa prelibatezza!

di GIGI DE SANTIS
Sua maestà «u pulpe rizze»: poesia del palato e voluttà del gusto. 

E anche da un interessante articolo pubblicato sulla «Gazzetta » il 4 settembre 1982, a firma di don Alfredo Giovine, riscopriamo un autentico «gioiello culinario» della nostra oreficeria marina.

«U pulpe rizze» è un ghiotto boccone che i baresi si sono tramandati nei secoli. Non si esagera se ancora oggi «le pulpe rizze» baresi sono unici al mondo. Boccone prelibato degli Dei. Un culto primitivo di sapore pagano inconsciamente tramandato nei secoli da quando il barese, agli albori della vita, a tu per tu con il mistero del selvaggio mondo naturale doveva attingere ai frutti spontanei della terra per la sua sopravvivenza. L’istinto di dominio lo portò ad avventurarsi in mare per scoprire altre fonti di nutrimento e di ricchezza. Pescò immergendosi lungo le rive. Se molti pesci gli sfuggivano con fulminei guizzi, il polpo fu più facile ghermirlo con mani predatrici, dargli un morso e sbatterlo violentemente sugli scogli per tramortirlo. Quando lo addentò per alimentarsi gli sembrò una tenera mandorla fresca, «u mandurlìcchie», straordinariamente squisito. Via via affinò la sua tecnica, sfregandolo sugli scogli in un viluppo schiumoso. Poi nelle mani a coppa lo scosse dolcemente, quasi rendendolo simile a una parrucca del Settecento con lunghi riccioli inanellati e tremolanti.

Non pochi hanno tentato di magnificarlo in una delle multiformi sfaccettature della fisionomia caleidoscopica tipica barese. Se per il milanese il panettone è un indiscutibile riferimento caratteristico, per il modenese è lo zampone e per il napoletano la pizza, per il barese è sua maestà «u pulpe rizze», gioiello della ricchissima fauna marina del nostro litorale. Dai nostri «pulparùle» (pescatori e venditori di polpi) altri pescatori rivieraschi hanno adottato la tecnica barese che rende più pregiata e remunerativa, la cattura dei polpi. Per il «patito» «du ccrute» (del crudo), il piacere gastronomico «du pulpe rizze» è poesia del palato e voluttà del gusto. «U pulpe de scòglie» - polpo di scoglio - (detto anche «pulpe de pète» - polpo di pietra) è la più nobile varietà dei molluschi cefalopodi. Nel gotha della «stirpe» «u pulpe de pète» è il più titolato. È quello che si dovrebbe dire di «sangue blu».

A volerlo giudicare «il più blasonato» non si sbaglia. Ha corpo raccolto solcato da rughe con testa ovale a sacco, calva e oblunga. I suoi tentacoli si muovono lenti strisciando sul fondo marino, guatando intorno a sé con occhi apparentemente caterattosi. La presa è tenace e la preda non ha scampo. Le ventose l’avvinghiano in un abbraccio inesorabile di morte. È impossibile stanarlo dal suo anfratto con le mani o con altro ausilio che non siano mezzi fraudolenti, vili come il velenoso acido fenico o il solfato di rame, ai quali non resiste, abbandonando il suo abitacolo ed esponendosi a facile cattura. In altri casi il suo colore grigio oscuro lo aiuta a mimetizzarsi sul fondo marino fra erbe, massi, alghe e sassi. Il suo peso può raggiungere i 5-10 chili.

Anche se arricciato per essere più facilmente commestibile, deve essere sottoposto all’azione del fuoco che riserva mille modi diversi per squisite soluzioni. Il polpo di scoglio deve pesare poco. Meno pesa più è pregiato e squisito. Generalmente oggi viene pescato poco lontano dalla riva a colpi di fiocina, paralizzandolo conil potente fascio luminoso della «lampara» o quando c’è la luce del sole e mare calmo. Quel sole  che intiepidisce l’aria e invita il barese all’immancabile visita «n-dèrr’a la lanze» dove l’occhio si appaga di tante sensazioni. E qui «u pulparùle» inizia all’aperto il suo non breve rituale per arricciatura sotto gli occhi di numerosi «patiti», curiosi e acquirenti. È uno spettacolo primitivo degno di essere vissuto da chi ne sente tutto il rude fascino.



Vediamo ora l'Estate nelle regioni che hanno partecipato:




Commenti

  1. Milè... a me con quella poesia m'è venuta na pena pe sta creatura!!! E non se faaaaaaa! Io gliene do un'altra di tortura... lo mangio solo cotto!!! Un piatto sicuramente prelibato e ricco della tradizione della tua terra. Un abbraccio grande!!!

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  2. Mi manca il polpo crudo!!! Ecco un nuovo bisogno da soddisfare!!! Buona estate carissima!

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  3. Povero polpo che fine crudele! Però è un pesce buonissimo anche se non lo riesco a mangiare crudo!

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  4. ma sai che non ho mai mangiato il polpo così? da noi si cuoce sempre ma abbiamo la fortuna di averlo così fresco

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  5. Ricordo ancora quando i ragazzi erano piccolini e con i loro amici andavano a caccia di polpi... poi li arricciavano lì sugli scogli e se li mangiavano! troppo bello il vostro mare...
    Spero di venire verso metà settembre in Puglia. E' d'obbligo una sosta a Cozze e quindi arrivoooo, speriamo :)
    Un bacione e buona estate
    Tiziana

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  6. La tua è una splendida regione, piena di prelibatezze!! Però il polpo così non l ho mai mangiato sai.. Buona estate anche a te carissima, un abbraccio

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  7. anche io mi strafogherei sempre di pulpo!!!!

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  8. Ciao Dona, che bel post ci hai preparato! Il polpo mi piace veramente moltissimo e anche in Liguria lo cuciniamo parecchio. Bacione e buone vacanze

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  9. certo che così non ci si scalda davanti ai fornelli...mai assaggiati, ma se mi capiterà non me lo farò dire due volte..grazie! e complimenti per il post..fantastico!

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  10. Ma sai che non sapevo che si potesse mangiare crudo??? e poi questo post così ricco di informazioni, di tradizione e di notizie è davvero bellissimo!!!

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  11. mi piace cotto, ma mai mangiato crudo, non so se avrei il coraggio, un bacio

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  12. Con il polpo crudo avrei qualche difficoltà... ma credo che a Tommy piacerebbe molto (se non mangia un po' si sushi ogni tanto sta male infatti...).
    Ci vediamo al prossimo appuntamento!
    Buone vacanze.

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  13. Ciao, grazie per essere passata da me, ti seguo anch'io, a presto ...

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  14. Ci sei mancata a questa uscita....ti aspettiamo ad ottobre con la raccolta di ricette regionali...non ci abbandonare eh?

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